Data: 15 luglio 2020
In questi mesi di emergenza sanitaria, sia nella fase critica del lockdown sia in quella – meno restrittiva – che ne è seguita, una parte significativa del dibattito in seno alle associazioni del mondo condominiale si è concentrata sulla problematica delle assemblee.
Un nodo, di fatto, a tutt’oggi da sciogliere, complice il silenzio da parte di Governo e Parlamento su qualsivoglia richiesta di disciplinare le riunioni condominiali in presenza o, in alternativa, quelle da remoto, in maniera più strutturata, e anche meno attaccabile sul profilo giuridico, di quanto non fatto limitandosi a liquidare con qualche Faq i comprensibili dubbi espressi dagli amministratori.
E così, mentre non pochi professionisti, pur in ordine sparso, stanno comunque provvedendo a convocare le assemblee, adottando tutte le precauzioni nella loro disponibilità e contestualmente sperando di non dover rispondere a titolo personale di eventuali contagi che si dovessero sviluppare o diffondere in tali contesti, quasi tutte le associazioni che rappresentano gli amministratori condominiali continuano a predicare prudenza, dissuadendo i propri iscritti dallo svolgere riunioni a meno che queste non siano improrogabili.
Insomma, a prevalere è lo stallo. E a scandire le settimane – ormai i mesi – è l’attesa di un intervento normativo che:
- detti specifiche linee guida ufficiali circa le disposizioni di sicurezza e prevenzione da adottare in caso di convocazione di assemblea condominiale in presenza;
- disciplini concretamente le riunioni da remoto, sgomberando il campo da qualsivoglia ipotesi di impugnazione.
Ora, se la prima strada sembrerebbe più facilmente percorribile – tanto che le associazioni stesse hanno stilato, nelle ultime settimane, numerosi decaloghi di “assemblee in sicurezza”, e d’altra parte già si sta cercando, in assenza di indicazioni specifiche, di interpretare, per analogia, quelle previste per altri comparti dai vari decreti – l’ipotesi della riconversione telematica delle assemblee di persona sarebbe quella maggiormente previdente in ottica di prospettiva, consentendo al mondo condominiale di farsi trovare pronto anche nella malaugurata ipotesi di un nuovo peggioramento della situazione epidemiologica.
Però, a prescindere dalla volontà politica di recepire un input lanciato, negli ultimi mesi, da numerose rappresentanze dell’amministrazione condominiale, gli ostacoli nell’imboccare una siffatta direzione sono diversi. E se quelli di carattere sociale o perfino ideologico possono anche essere affrontati e superati, non altrettanto è possibile fare con quelli infrastrutturali, che hanno il nome di “digital divide”, vale a dire il divario digitale che a tutt’oggi esiste tra i residenti di diverse parti d’Italia. [...]
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